Milano. 'Rodin. Le origini del genio'. L'esposizione a Legnano | Mentelocale.it

Milano. 'Rodin. Le origini del genio'. L'esposizione a Legnano | Mentelocale.it
Legnano si pone all'attenzione nazionale e internazionale con la personale più ampia mai realizzata in Italia di Auguste Rodin, resa possibile grazie ad un'oculata razionalizzazione delle spese. I curatori Flavio Arensi e Aline Magnien hanno realizzato una mostra scientifica, scegliendo i pezzi ad uno ad uno, con un lavoro durato quattro anni e supportato dai principali studiosi dello scultore francese.

Il percorso espositivo si apre con la sezione Giovinezza e formazione che raccoglie lavori giovanili, ritratti e studi dai grandi maestri. Il pezzo più interessante presente è l'Uomo dal naso rotto, una testa maschile con il naso spezzato, in cui l'autoritratto di Rodin si mischia ai tratti di Michelangelo Buonarroti eternati nel bronzo da Daniele da Volterra detto il Braghettone per aver coperto con perizomi le nudità del Giudizio Universale della Cappella Sistina. Anche il titolo falsamente realistico evoca il nome del maestro rinascimentale a cui Pietro Torrigiani aveva rotto il setto nasale per vendetta.

Nella sezione In Belgio - dove l'artista lavorò per sei anni alle dipendenze di Albert-Ernest Carrier-Belleuse -, dipinti di piccole dimensioni, realizzati tra il 1871 e il 1877, ci fanno scoprire un Rodin inedito, pittore alla Corot e Courbet, ma dotato di una luminosità ancora più intensa. Le terrecotte e i ritratti di committenza borghese scelti ben illustrano l'esordio dello scultore come decoratore alla moda.

In Guardando ai grandi maestri, oltre agli studi su Rubens, sono proposti splendidi disegni sui maestri italiani Donatello, Tiziano e Michelangelo, conosciuti direttamente in un viaggio in Italia del 1876. In particolare, Rodin rimane affascinato da Michelangelo che gli si rivela in una potenza plastica inaspettata che influenzerà radicalmente la successiva opera del francese.

Al Rientro a Parigi, l'attenzione al maestro è subito palesata ne L'età del bronzo del 1877, nudo maschile talmente attento al modellato da ricevere l'accusa di essere stato realizzato sul calco di una persona vera. In realtà si tratta di una scultura scandalosamente legata alla classicità, nella cui torsione carica di tragicità c'è un richiamo a noti disegni del Buonarroti.
La perfezione idealizzata di quest'opera cede il passo ai drammatici disequilibri del San Giovanni Battista, statua bronzea che rinuncia alla sua insita staticità per incedere verso lo spettatore, e a La Défense, tutta assorbita dal grido del guerriero che sembra poter essere udito.

L'ultima sezione ci conduce Verso la Porta dell'Inferno. Commissionata dal Ministero delle Belle Arti, la porta doveva chiudere un Museo dedicato alle Arti Decorative, ma del lezioso decoratore degli anni della formazione non c'è più traccia. Michelangelo, Dante e il romanticismo maledetto di Charles Baudelaire - autori allontanatisi dalla categoria del Bello per avvicinarsi a quella terribile del Sublime - saranno le sue fonti d'ispirazione.
Rodin sceglie tra i suoi punti di riferimento anche la Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti, ma se questa intendeva evocare la tranquillità dell'età rinascimentale e guidare alla salvazione, quella rodiniana rappresenta la cultura post-romantica tesa al recupero del negativo e spalanca le porte degli Inferi nell'esistenza reale.

Molte sculture previste vorticare sulla porta vennero studiate e fuse in bronzo autonomamente. Tra queste a Legnano sono esposte La donna accovacciata in una posa scandalosamente sconcia, Ugolino e i suoi figli, tema caro alla cultura romantica, Adamo ed Eva immaginati collocati ai lati della porta, Il pensatore e Le tre ombre. Il Pensatore è la chiave di volta. Dovrebbe raffigurare Dante che riflette sull'Inferno che si spalanca sotto i suoi piedi e per traslato l'artista che medita sui mali del proprio tempo senza farsi travolgere dal vortice.
Le tre ombre reiterano l'Adamo, anticipando le avanguardie futuriste. Sono macchie dello spirito, col capo distorto e il braccio teso in avanti ad offrire un disperato senso di squassamento fisico e dell'anima. Nel progetto finale, le sculture mantengono la propria vita autonoma uscendo dalla struttura portante ed evadendo dalle cornici architettoniche, al punto che una figura persino cade fuori dalla scena!

Rodin non poté mai vedere concretarsi il suo capolavoro perché la fusione in bronzo fu postuma la morte dell'artista. Con rammarico, nemmeno a Legnano sarà possibile ammirare l'apice della produzione artistica dello scultore per gli accordi presi con il Musée Rodin, che ha in progetto una mostra sulle sei fusioni in bronzo sparse per il mondo di questa porta per la quale "si va tra la perduta gente".

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