Il Resto Del Carlino - Forlì - Taglio del nastro alla mostra del Melozzo

Forli, 28 gennaio 2011 - ''Senza il Melozzo il Cinquecento di Raffaello e Michelangelo non sarebbe mai
esistito''. Cosi' Antonio Paolucci riassume l'importanza della mostra che da domani al 12 giugno espone 95 capolavori del Rinascimento ai musei San Domenico di Forli'.

Inaugurata oggi con anteprima per la stampa e cerimonia ufficiale, la mostra 'Melozzo da Forli', l'umana bellezza tra Piero della Francesca e Raffaello' e' promossa dalla Fondazione della locale Cassa dei Risparmi e curata da Paolucci, direttore dei musei Vaticani, con Daniele Benati, Mauro Natale e gli allestimenti Wilmotte di Parigi con Lucchi&Biserni di Forli'.

Sono dunque in mostra nella sua citta' natale praticamente tutte le opere mobili del Melozzo (elevato da Sisto IV al rango di 'pictor papalis'), compresi gli affreschi staccati dal colossale ciclo creato per l'abside della chiesa dei Santi Apostoli di Roma, poi disperso fra i Musei vaticani e il Quirinale. E per una delle piu' apprezzate opere fisse, la cupola affrescata nella basilica della Santa Casa di Loreto, la mostra forlivese sfoggia un assaggio di alta tecnologia: la si puo' ammirare in 3D, un sofisticato modello virtuale che appare attraverso gli appositi occhiali polarizzati. Ci sono anche, ma non solo, 14 delle 21 opere del Melozzo (1438-1494) giunte fino ai giorni nostri, compreso l'affresco 'Sisto IV nomina Bartolomeo Platina prefetto della Biblioteca Vaticana': di grandi dimensioni (quattro metri per tre), esce per la prima volta, in 537 anni, dai Musei vaticani. E ci sono Mantegna e Piero della Francesca (in mostra per la prima volta anche la sua 'Madonna di Sinigaglia'), Bramante e Berruguete, da cui Melozzo trasse insegnamenti e suggestioni; poi Beato Angelico, Mino da Fiesole, Antoniazzo Romano che Melozzo frequento' nella Roma Pontificia. Fino agli artisti che a lui si ispirarono, in particolare Raffaello (un nucleo di quattro capolavori), o che gli furono allievi come Marco Palmezzano. E altre opere di Perugino, Benozzo Gozzoli, Paolo Uccello.

Insomma, un eccezionale percorso sulla pittura del Rinascimento, uno dei momenti piu' felici dell'intera storia dell'arte qui esemplificato in molti dei suoi massimi interpreti: di questa epopea artistica Melozzo, pittore della bellezza che unisce il divino all'umano e maestro della prospettiva, fu precursore. L'opinione di Paolucci rende perfettamente l'idea di quanto il maestro forlivese abbia 'pesato' sull'intero Rinascimento. Ironia della sorte, del suo artista piu' alto Forli' non possiede piu' nulla. La grandiosa Cappella Feo nella chiesa Di San Biagio, affrescata dal Melozzo negli ultimi anni su commissione della famiglia gentilizia Feo e considerata uno dei suoi massimi capolavori, e' stata letteralmente polverizzata insieme alla chiesa, in un bombardamento aereo tedesco nel 1944. Rimangono solo sbiadite fotografie e alcuni disegni. Anche del corpo del Melozzo non c'e' piu' traccia: alla sua morte venne sepolto sotto una lapide funebre del pavimento nell'abside della chiesa della Santissima Trinita'. Li' riposo' fino al 1782 quando i suoi resti, durante grandi lavori al pavimento della chiesa, vennero confusi con altri e poi dispersi.

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